Mette alla luce il figlio ed entra in coma: ennesimo caso di malasanità per errore medico
Ennesimo caso di malasanità in Calabria dove da oltre ventidue mesi una donna, dopo aver partorito il primogenito, è entrata in coma per un grave errore sanitario. Dalla consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero risulterebbe, infatti, che l’accaduto sia riconducibile al comportamento imperito e negligente assunto dall’anestesista durante il parto cesareo.
La triste vicenda, già di per sé grave, rischia di rimanere impunita dal momento che pochi mesi dopo l’accaduto l’anestesista è deceduta e la procura, essendo ella ritenuta l’unica responsabile, ha chiesto l’archiviazione dell’indagine ignorando due elementi fondamentali: in primo luogo, che la dottoressa da diversi anni presentava un quadro clinico contrassegnato da comportamenti ispirati a un misticismo esasperato e in ragione del quale, già nel 2012, era stata sottoposta a procedimento disciplinare che, per motivi non chiariti, era stato archiviato; in secondo luogo, che l’evento si è verificato all’interno di una sala operatoria nella quale erano presenti altri quattro soggetti professionisti tenuti a svolgere attività medico-chirurgica in équipe e, dunque, in costante collaborazione e interazione.
La vicenda ha dell’assurdo se solo si pensa che le problematiche comportamentali dell’anestesista avrebbe dovuto obbligare i vertici dell’azienda sanitaria e il primario della rianimazione (diretto superiore dell’anestesista) a licenziarla o sospenderla dal servizio o, quantomeno, ad inibirle di operare in area di emergenza già dal 2012.
Ritenendo che la condotta omissiva dei vertici sanitari, ponendosi come antecedente causale ai fatti succeduti, sia fonte di una responsabilità autonoma e correlata agli eventi che non può e non deve passare inosservata e temendo che la vicenda descritta possa non costituire un caso isolato, ho presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della salute chiedendo di promuovere un’ispezione presso l’Ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro per verificare perché non furono adottati i giusti provvedimenti nei riguardi della dottoressa e se vi siano stati altri casi in cui il suo comportamento abbia provocato danni o decessi ai pazienti del medesimo ospedale.